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PAC - UN NUOVO PATTO SOCIALE

Ogni convivenza, ogni collaborazione, cooperazione se non viene costantemente risaldata e rinnovata rischia di esaurirsi, su processi di consunzione.

Succede così in tutti i gangli della società dalle famiglie, alla politica; dalla società alle rappresentanze.

Nel quadro delle nostre comunità non vi sono molte strade per rinnovare e rinsaldare le relazioni, la più importante è certamente quella del senso di responsabilità che ciascuno, per i compiti e le funzioni proprie, deve assumersi e che deve calarsi in un contesto di costante interlocuzione, confronto, dialogo.

Lo sapeva molto bene il Prof. De Rita quando più di due decenni fa propose le politiche partecipate quale strumento di superamento delle criticità burocratiche, della concorrenza e delle competitività sociali e istituzionali.

Oggi di fronte al dibattito provocato dal Presidente del Consiglio Mario Draghi occorre chiedersi se l’Italia abbia raggiunto un livello di maturità democratica, ovvero se ancora una volta i rappresentanti del Parlamento, per un processo di autolegittimazione, intendano sacrificare sull’altare delle autotutele il valore Costituzionale dell’unità nazionale.

Non stiamo giocando alla guerra. Non stavamo e non stiamo giocando alle pandemie. Non stiamo facendo il girotondo sui cambiamenti climatici, non stiamo bevicchiando sulle vecchie e nuove povertà del mondo e di ampi strati sociali del nostro paese. Le stiamo drammaticamente vivendo.

L’agricoltura in tutto questo sembrava subire meno le ingiurie e le catastrofi in atto e invece l’attuale crisi provocata dalla guerra russo-ucraina e dalla catastrofica siccità colpisce duramente e profondamente anche il settore trainante la nostra economia e la nostra società. Il tutto avviene proprio nel bel mezzo di un piano straordinario, mai visto in Europa, il PNRR, e soprattutto quando l’agricoltura si trova ai blocchi di partenza della nuova PAC.