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STATALE E’ BELLO!!!

Maaa! Esclamerebbe un mio caro amico imprenditore. Dopo la stagione dello Stato, delle partecipazioni statali, delle società pubbliche, che pure hanno avuto un grande ruolo nel dopoguerra per riavviare un Paese piegato dai conflitti, l’Italia aveva scoperto che la gestione pubblica era inefficiente, spendacciona, corrotta e clientelare.

Visto che l’indebitamento delle nostre casse pubbliche poteva essere frenato solo da un risparmio operoso, negli anni novanta abbiamo inseguito le privatizzazioni. Un privato che avrebbe dovuto rendere efficiente, moderna ed economica la macchina dei servizi pubblici. Privatizzare era diventato lo slogan per salvare l’Italia. Privatizziamo così strade, autostrade, ferrovie, trasporto pubblico su gomma, gli acquedotti, la gestione dei rifiuti. E lo Stato dichiara che tutto funzionerà perché sarà un guardiano rigoroso. Si è privatizzato di tutto, anche la sanità, salvo dimenticarci di un privato sociale che da qualche secolo opera in questa bella nazione nel campo della scuola e del sociale.

Ora a distanza di soli poco più di due decenni ci accorgiamo che privato è un poco meno bello. Un caro amico onorevole amava affermare che i privati socializzano le perdite e privatizzano i guadagni. Ci accorgiamo che il dramma di Genova poteva essere evitato. Si sa del senno di poi le fosse continuano a straripare. Scopriamo che il privato che gestiva il ponte Morandi, veniva “controllato” dallo Stato, e non da oggi, ma da sempre. Ci accorgiamo che un piano di gestione delle “usure” infrastrutturali non esiste e che le scuole costruite con i prefabbricati negli anni sessanta si sbriciolano; che i ponti crollano, che le case popolari sono ad alto rischio, che alcuni tratti di ferrovia offrono una sicurezza approssimativa, che la depurazione delle acque viene risolta con le solite deroghe allo scarico superficiale, che la gestione dei rifiuti può essere risolta con qualche viaggio all’estero nelle aree del riciclo, che intere aree del Sud soffrono una sete atavica, che alcune strutture sanitarie al vederle ti fanno ammalare ecc. ecc. ecc..

Ed allora io credo che uomini dello Stato,  che dovrebbero essere definiti statisti, dovrebbero avere la serietà e la pacatezza di chiamare l’Italia, le intelligenze, le organizzazioni, gli enti migliori a riflettere su quale modello questo Paese deve realizzare per non essere schiavo e succube di troppe vittime innocenti e delle solite emergenze. Per una volta fermarsi anziché accelerare a riflettere e a definire una grande strategia di modernizzazione del Paese. Non solo inseguendo la pur utile banda larga, ma iniziando da un progetto che copra le buche delle strade, rinforzi i ponti, metta in sicurezza gli alberi, abbellisca le città, e faccia manutenzione dei canali e delle rogge. Sistemi qualche acquedotto o qualche tratta di tubazioni colabrodo. Sistemi quei ponti, scuole, case popolari e quelle infrastrutture che sappiamo essere un pericolo per la nostra incolumità. Un Paese che, però non rinunci ad avere uno sguardo alto e lungimirante per favorire la modernizzazione delle nostre reti della mobilità delle persone e delle merci. Siamo la più grande piattaforma logistica dell’Europa e ancora non ce siamo accorti, ovvero molti lo dichiarano salvo scontrarsi con una visione miope e inadeguata. Pertanto la domanda che oggi diventa non rinviabile: Privato SI, privato NO; statale SI, statale NO; consiglierei una più pacata: ragione, pazienza e intelligenza SI. SI insieme per questo nostro grande Paese e per la memoria di troppe vite innocenti che non possono essere calpestate di nuovo.

Nel frattempo ricostruiamo il ponte Morandi sicuro e funzionale all’economia di Genova e dell’Italia.