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PAN UNA SFIDA DI CIVILTA’

 

Che il tema dei fitofarmaci stia assumendo una rilevanza “sociale”, lo si avverte. Che l’uso dei fitofarmaci da decenni coinvolga mondo agricolo e alimentare per promuoverne un uso sostenibile è principio affermato. Che i trattamenti alle colture stia coinvolgendo anche i processi di riconoscimento delle certificazioni di qualità è elemento che gradualmente sta entrando nelle riflessioni tecnico scientifiche, colturali e di indirizzo giuridico. Che l’uso di questi prodotti diverso da quello agricolo (urbano, infrastrutturale, aree produttive ecc) richieda una più attenta e severa regolamentazione e controllo lo stanno chiedendo istituzioni e cittadini.

Eppure tutte queste domande, quando si affronta il tema dei prodotti antiparassitari sembra annebbiarsi, sfumarsi, attenuarsi, senza peraltro dimenticare che anche grazie all’uso della chimica si è potuto far progredire coltivazioni eccellenti controllando infestanti, malattie, parassiti, e pertanto riflettendo su questo tema non bisogna comunque correre il rischio di una deriva populista di assoluto biologico, ovvero di divieto assoluto di utilizzo di prodotti chimici per la coltivazione. Non si curano malattie e malattie gravi con metodi omeopatici.

Il tutto sembra essere ricondotto all’applicazione di “regole” di acquisto e utilizzo che ancora una volta sovrappongono e confondo controllo a burocrazia, come se la vendita dei medicinali possa essere verificata con la tenuta un registro presso ogni famiglia dell’uso che ne fanno i suoi componenti.

Sappiamo che alcune emergenze (qualche volta strumentali) che ci hanno coinvolto nel tempo hanno portato il legislatore e gli organi dello Stato e dell’Unione Europea a risolverlo con un semplice divieto di utilizzo, rimozione dall’elenco dei principi attivi utilizzabili, ovvero da una richiesta di riformulazione, caso mai più attenuata.

Su questo terreno, poi, assistiamo allo scontro, o ad un acuto confronto permanente tra OMS (organizzazione Mondiale della Sanità), Stati e loro organismi della sanità, ovvero dell’agricoltura, organizzazioni agricole e sempre attenti colossi della chimica.

La filosofia giuridica è quella che segue alcune direttrici fondamentali quali la verifica dei principi attivi (qualche volta contrastata e contraddittoria), una migliore formazione dei venditori (ovviamente quasi sempre sui rischi nella manipolazione e nella rigorosa registrazione nella vendita), la verifica degli strumenti di distribuzione.

In tutto questo modello, la parte essenziale, quella della scientifica e professionale ricettazione, cioè del “consiglio” sul razionale uso (quantità di prodotto, metodo distributivo, tempi distributivi) per prevenire e combattere i parassiti e le malattie non è mai svolto da soggetti terzi. Qualche eccezione esiste, ma rispondono più a positive autonome modalità gestionali dei prodotti antiparassitari. Penso al Trentino o all’Alto Adige che avendo una diffusa organizzazione cooperativistica hanno saputo organizzare anche servizi tecnico scientifici ai loro soci. Fra questi anche modelli di professionale assistenza tecnica per l’uso razionale e sostenibile dei fitofarmaci. Il tutto sotto il propulsore scientifico della Edmund Mach. Il resto d’Italia …… lasciato tra le mani di un’organizzazione disomogenea e interessata.

Il Ministero dell’agricoltura ha riaperto in questo periodo la revisione del PAN, ma ancora una volta lo ha fatto con una modalità asettica e distante, lasciata al giudizio di un organismo dal quale le “intelligenze” professionali sono lasciate fuori dalla porta, in quel limbo degli stakeholder, portatori di interessi (quali siano i nostri essendo pubblici e sociali non l’ho ancora capito), che favoriscono solo coloro che vengono muniti di chiavi di accesso alle sacre stanze. Ancora una volta la nostra categoria, i Periti Agrari e Periti Agrari Laureati, insieme ai Dottori Agronomi e Forestali, cercheranno di persuadere il decisore pubblico che per affrontare la delicatezza e la complessità del tema occorra cambiare profondamente strada, affinchè le qualità tecniche e professionali, riconosciute e certificate (da Collegi e Ordini, soggetti di diritto pubblico) di un nuovo servizio divengano anello indispensabile a garanzia della salute pubblica, del contenimento dell’inquinamento, dell’uso razionale e sostenibile dei prodotti fitofarmaci, , dell’applicazione di tecniche colturali integrate e biologiche. Un modello che deve trovare nella Stato indirizzi che