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METTI UNA SERA CON SIMONE TEMPIA

Metti una Sera a Cena con Simone Tempia, uno di quei giovani giornalisti già affermati che tra una riga e l’altra in bianco e nero dei suoi articoli semina “Buon umore”.

L’idea di questi eventi è sempre di Anna che nelle parole cerca sempre il senso più profondo, quello intimo, e Simone nei suoi dialoghi fra “sir e Lloyd” non si ferma mai in superficie.

“Simone” il dialogo con se stesso e con i suoi molti lettori lo ha costruito con una particolare, diretta e, forse, unica capacità di stare con le persone, di ascoltarle e di farsi ascoltare e … scrivendo sulla rubrica “BUONE NOTIZIE” del Corriere della Sera.

La sua penna ha tracciato e traccia anche le pagine di Vogue Italia. Ma il cammino è bello quando rimane nella memoria il sentiero che si è percorso, quando le immagini e le parole non cadono nel vuoto ma, raccolte con delicatezza e pazienza, vengono archiviate nella biblioteca della nostra vita. Ed è così che la sua storia, le sue storie si raccolgono nella cesta della narrazione della vita, del dialogo della vita.

L’ho seguito e ho parlato con lui per tutta sera, come un bambino che ascolta la maestra  (Montessori) delle elementari, ma ciò che maggiormente mi ha colpito è stata la Sua assoluta e instancabile  disponibilità a sedersi ai tavoli, parlare, dialogare, firmare dediche personalizzate e profonde, senza formalità, come un fratello tornato da poco da un lungo viaggio. Ad un certo punto suonata la mezzanotte pensavo di essere in compagnia di un qualcuno che veniva da qualche altro posto non terreno. Ed Anna col suo pacco di libri ha chiesto alcune dediche per quegli amici romani che riempiono le giornate di lavoro e di svago, ed ancora instancabilmente la sua penna fra  vocali, consonanti e forme ha composto nuove “buone parole”. Parole che rimarranno scolpite nella memoria di tutti i presenti.

“Cos’è tutta questa gente, Lloyd?”

“Sono orecchi che ascoltano, sir”

“Ma io parlo a bassa voce, Lloyd”

“Se la voce è bassa

e il silenzio assoluto

la distrazione svanisce, sir”.

“Grazie, Lloyd”

“Prego, sir.”

 

E le mani di ogni partecipante stringeva il suo ultimo libro, “Un anno con Lloyd”, un maggiordomo immaginario che incarna la coscienza non silente, paziente, sollecitante, qualche volta provocante e correttiva. E se un Paese può ancora avere speranza, certamente la responsabilità di parole soppesate può aiutare ciascuno di noi ha “ritrovarsi” in buona compagnia oppure nel bel mezzo del silenzio della nostra solitudine..

 

Simone Tempia con entusiasmo mi ha autorizzato a pubblicare brani dei suoi libri e vista la profondità di ogni “giorno”incomincio proprio da ora, con un inedito racchiuso in un libricino non in vendita “la Quinta Stagione”, non dimenticandomi di ringraziare i miei figli Giovanni, Anna e Marta per avermi donato una bella serata di “buone parole”, che è solo iniziata.

 

“Lloyd, che si dice davanti al dolore

di una persona a cui si vuole bene?”

“Credo niente, sir”

“Ma come, Lloyd’”

“Più il dolore è profondo, sir,

più la sua voce diviene sussurro

quando arriva alle labbra”

“Quindi bisogna stare in silenzio

per poterlo ascoltare, Lloyd?”

“E molto vicini per sentirlo davvero, sir.”

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