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IL LAVAGGIO DEI PIATTI

Sergio conosceva il suo vicino sin da quando si era trasferito dal centro Italia. Il paese sapeva che era in Toscana ma non ne conosceva né il nome né dove si trovasse. Si era sempre comportato come una brava persona, ma quel giudizio scaturiva da una reciproca non frequentazione. Un giorno trovandosi nel cortile lo incrociò per caso e sempre per caso a Silvano, tifoso della Fiorentina, gli scappò una di quelle frasi che i tifosi dicono sempre: “hai visto che batosta ha dato la Fiorentina alla Roma?”.

Sergio sorrise, lui teneva al Chievo. Diceva che esprimeva il più bel gioco del calcio con pochi soldi investiti. Una parola tira l’altra finchè a Sergio scappò un invito: “Perché non vieni mercoledì prossimo che mangiamo un boccone e guardiamo la partita di Champions. Non litigheremo di certo gioca la Juve”. Silvano non si fece scappare l’invito è accettò di buon grado: “Io porto da bere”. Passarono i giorni come sempre a tutta velocità, non li vedi neanche. Il mercoledì puntuale Silvano si presentò con una bottiglia di Chianti in mano. “E’ quello del Gallo Nero”. Disse. La moglie di Sergio aveva preparato una di quelle paste al ragù che spandono il loro profumo anche nel cortile. Loro mangiavano e bevevano parlando di Fiorentina, del tragico evento che l’aveva colpita. Un capitano lo porti nel cuore sempre. Del Chievo, del suo Presidente e di quell’oratorio diventato fucina di calcio di serie A.  Loro mangiavano e la moglie raccoglieva: i piatti, le pentole, le terrine i bicchieri che ad ogni bevanda diversa cambiavano, posandoli dove le capitava. Alcuni nel lavandino, altri appoggiati sul gas ed altri ancora appoggiati sul pianale vicino al lavandino. Pensava fra sé e se che li avrebbe lavati il giorno dopo. La partita incominciò e Sergio e Silvano si misero comodi sul divano a godersi la partita, ma di tanto in tanto Sergio vedeva che Silvano si voltava ad osservare il disordine dei piatti e di tutto il resto. E mentre guardava la partita di tanto in tanto chiedeva a Sergio: “ma tua moglie non lava i piatti?”. Pensando fosse solo una battuta rispondeva scherzoso: “Domani è un altro giorno si vedrà”. Ma Silvano, dopo pochi minuti ritornò su tema: “ma li lasci tutta la notte sporchi?”. Sergio accortosi dell’insistenza di Silvano su quel tema rispose: “Mia moglie è stanca, appena si conclude la partita li lavo io”. Silvano ebbe un sussulto: “lavi i piatti?”. “Si” rispose “e faccio pure qualche lavatrice o stiro, solo le cose più semplici. Le camice le lascio a mia moglie. Sai lei lavora e se non ci si dà una mano!! ”La partita fini e i due si salutarono. A Sergio però continuavano a rimbombare quelle insistenti frasi sui piatti sporchi e sui panni lavati. Pensò: “sarà una sua mania. Di questi tempi se ne vedono di tutti i colori..” Dopo quell’esperienza Sergio non invitò più Silvano a casa sua. L’altro forse sentendosi un poco in debito invece un giorno lo invitò a bere un bicchiere di quel Chianti del Gallo Nero. Pensando fosse scortesia rifiutare, accettò. Ma quando entrò dovette far leva su tutta la sua proverbiale cordialità perché gli si presentò una casa che definirla lozza era dir poco. Muri che avevano visto un po’ di tempera forse dieci anni prima, polvere dappertutto. Il divano coperto da un plaid tarlato. Alzando gli occhi aveva osservato in bella mostra anche alcune ragnatele che sembravano svettare da qualche tempo sulle teste degli ospiti. L’unica cosa che gli sembrò essere in ordine era il lavandino. Era pulito e senza nessun stoviglia da lavare. Silvano fece sedere Sergio e andò a prendere la bottiglia di Chianti. In quel mentre entrò la signora che aveva il volto corrucciato e senza accorgersi dell’ospite esclamò: “Non sporcare come tuo solito” e se ne andò. Sergio non proferì parola, sorseggiò il buon Chianti, sorrise, ringraziò e tornò a casa. Appena aperta la porta incontrò il consueto sorriso di sua moglie e quel bacio che da vent’anni non era mai svanito.