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I GIOVANI POPOLINO LE IMPRESE AGRICOLE

 

 

Finalmente la determinazione e la caparbietà del Presidente della Commissione Agricoltura della Camera, l’On. Mirco Carloni, con l’unanime condivisione di tutta la Commissione, ha dato alla luce la legge “Disposizioni per la promozione e lo sviluppo dell’imprenditoria giovanile nel settore agricolo”

Una legge attesa, sostenuta e accompagnata anche da risorse economiche significative, ma l’aspetto che certamente dovrà trovare una diffusa attenzione per darne piena attuazione è quello legato all’urgenza di accelerare quel processo di ricambio generazionale che la nostra agricoltura ha da tempo avviato ma che ancora non è stato inadeguatamente attuato.

Analisti, economisti, esperti di dinamiche “agricole”, politici, uomini delle istituzioni condividono la preoccupazione che l’invecchiamento e la diminuzione del numero di imprese agricole sta determinando un graduale, e sembra irrefrenabile, abbandono delle aree interne.

Va evidenziato che la Legge approvata, come un buon germoglio s’innesta sull’obiettivo della PAC 2023- 2027 - insediamento dei giovani nell’agricoltura - con l’obiettivo di un ricambio generazionale urgente e non più rinviabile. Un ricambio che l’Europa favorisce non solo con requisiti di età inferiore ai 40 anni (la legge Carloni la fissa a 41), ma riconoscendone i titoli di studi universitari, di scuola superiore e della formazione professionale almeno triennale, oltreché la consueta esperienza lavorativa (tre anni).

Possiamo, pertanto, affermare che la legge approvata, dovrebbe accelerare quel progetto di “ringiovanimento” delle campagne e di elevazione della preparazione culturale e tecnico scientifica degli imprenditori agricoli che ancor vive ritardi, soprattutto nelle aree interne e marginali. La PAC in più di trent’anni di azioni è riuscita solo in parte a favorirne lo svecchiamento, anche per quella connotazione che sosteneva soprattutto il passaggio generazionale fra padri e figli.

Chi conosce gli imprenditori agricoli sa che anche oggi risulta difficile “togliere” responsabilità gestionale di aziende ad anziani per quel loro radicamento profondo, intimo (quasi poetico) che hanno sempre avuto con la propria terra.  Anche in un passato prossimo i vecchi passavano il testimone della gestione aziendale a figli già entrati nella terza età, ovvero molti da hobbisti continuavano a lavorare la propria terra finché vita li sosteneva.

Approvare una legge che “sancisca” un principio dinamico di avvicendamento generazionale e di sostegno delle giovani generazioni quali presidi economicamente sostenibili dei territori, è già di per sé un grande traguardo.

Lo è, innanzitutto, quello sguardo che privilegia i giovani nei confronti di altri che lo sono meno, avvalendosi del fondo  per favorire il primo insediamento, godendo di un regime fiscale agevolato o di un’agevolazione in materia di compravendita di fondi rustici, ma lo sarà ancor di più se finalmente riusciremo a superare quella difficoltà degli imprenditori agricoli ad immettersi in un processo di formazione permanente (seria), non tanto per i crediti d’imposta riconosciuti (ogni stimolo è positivo), ma lo è soprattutto e innanzitutto per l’acquisizione di una nuova cultura della formazione permanente. Lavoro e formazione non possono essere competitivi o antagonisti – non ho tempo - ma essere un tempo e uno spazio complementare caratterizzante una nuova e moderna imprenditoria, capace di vivere le sfide della sostenibilità e dell’equità.

Un ruolo sicuramente positivo lo potrà svolgere l’Osservatorio nazionale (art. 10) se saprà superare quelle criticità che si riscontrarono nel vecchio OIGA.

L’Osservatorio dovrà diventare il luogo dove scuola e università, professionisti e imprenditori si possano incontrare per rilevare le dinamiche che caratterizzano le imprese ed al tempo stesso, assumere l’impegno di strutturare il progetto di nuovi innesti nelle agricolture del nostro Paese, con un’attenzione particolare per le aree “sfiduciate” del Sud Italia.

La legge c’è, un plauso al Presidente Carloni e a tutta la Commissione è convintamente dovuto, ma da oggi incomincia la sfida per dare gambe a principi che non possono arenarsi fra vecchi e nuovi vizi autoreferenziali.

Il Presidente

Per. Agr. MARIO BRAGA