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IMPRENDITORI AGRICOLI IN RIVOLTA PROTESTA-PROPOSTA

 

 

 

Le strade d’Europa e dell’Italia si stanno “animando” di proteste degli imprenditori agricoli che sentono sulle loro spalle il peso di una grave crisi.

Prezzi volatili, soprattutto al produttore, costi in aumento, spesso più alti del valore della produzione, rapporti sperequati con la GDO, cambiamenti climatici che determinano difficoltà ulteriori di coltivazione e frequentemente di calo di produzione, una burocrazia asfissiante, l’oggettiva difficoltà a un ricambio generazionale soprattutto nelle aree interne, la PAC che sembra essersi avviata verso una visione ambientalista e meno agricolo-ambientale, sono solo alcune delle difficoltà oggettive che determinano una condizione di “stress” imprenditoriale.

Ed il tutto ancor oggi governato con una visione familistica che ha determinato e continua a determinare una difficoltà a trasferire innovazione, modernizzazione gestionali e produttive, semplificazione burocratica (sette chilometri all’anno di documenti alimentano solo una pressione colpevolista). Dell’assistenza tecnica ne stiamo parlando da almeno 50 anni e in Italia le politiche promosse per implementare un modello consulenziale diffuso è sempre arenato.

Non possiamo non rilevare come ancor oggi sia difficoltoso comprendere il valore della sussidiarietà che è elemento essenziale per semplificare, razionalizzare, modernizzare ed economizzare non solo le istruttorie ma anche e soprattutto il modello positivo di relazione con gli uffici pubblici o che svolgono funzione pubblica.

Su questo terreno ancor oggi è aperto il confronto fra il Collegio dei Periti Agrari e Periti Agrari Laureati, sostenuti dal CONAF e da tutti i professionisti italiani (ProfessionItaliane) con il MASAF e l’AGEA sulla migliore gestione dei CAA e della burocrazia da questi gestita.

I Periti Agrari e Periti Agrari Laureati sono Ente Pubblico Non Economico e la loro stessa missione impedisce di trasformarsi in sindacato delle imprese agricole, ciò nonostante, non possono nemmeno tacere sulle inefficienze o sulle difficoltà di un modello agricolo alimentare che sta attraversando un tempo di profonde trasformazioni che interrogheranno Governi, Parlamenti, le rappresentanze agricole, tutta la filiera dei servizi e che coinvolgono anche, e soprattutto, il sistema ordinistico tecnico agricolo (i professionisti) chiamati a trasferire innovazioni e a attuare processi di profonda semplificazione burocratica, senza disperdere la qualità delle verifiche e controlli pubblici.

Come altri, il Collegio dei Periti Agrari e Periti Agrari Laureati condivide l’appello lanciato da esponenti del Parlamento Europeo affinché non vengano trascurate, ovvero emarginate, le ragioni della rivolta e non le si releghi a mera azione insofferente o di disagio di minoranze senza rappresentanza né sindacale né politica.

Un ruolo importante per governare questi processi lo svolgono i corpi intermedi, tutti i corpi intermedi, non qualcuno, in quanto, quando esercitano la loro funzione costituzionale, sanno bene che le proteste di comparti come quello agricolo, tradizionalmente capace di “digestioni” difficili, vanno ascoltate così come vanno affrontate quelle scelte che rimuovano strutturalmente criticità e incrostazioni storiche. Non sono pensieri solo nostri ma di quell’Europa che riconoscendoci i fondi del PNRR ne ha vincolato l’erogazione all’approvazione di riforme strutturali e profonde del nostro sistema Paese.

L’agricoltura in questo contesto è il settore che più di altri richiede certamente urgenti ed inderogabili riforme che guardino alle “agricolture” dei territori per riconoscerle presidi dei territori.

Per questo il Collegio dei Periti Agrari e Periti Agrari Laureati ricerca nella lettura più profonda e meno superficiale o strumentale della protesta degli imprenditori agricoli, la proposta di un modello agroalimentare profondamente riformato che ne riconosca una centralità sociale ed economico produttiva.